CYBERBULLISMO: non cadere nella rete!!
Di bullismo se ne parla spesso, ma non se ne parla mai troppo (leggi il mio articolo sul bullismo qui).
Questo perché è un fenomeno spesso subdolo, velato, che genera vergogna. Per non parlare delle forme virtuali di cyberbullismo e derivati (flaming, sexting, cyberstalking, grooming, revenge porn, ecc.) che sono ancora più difficili da intercettare e da arginare poiché gli adulti sono generalmente esclusi dalla vita online dei figli. Il pericolo è reale e diffuso perché oggi bambini e ragazzi sono esposti sempre più precocemente e in maniera massiccia alla tecnologia, spesso senza la supervisione degli adulti.
Con il termine “cyberbullismo” si intendono tutte quelle azioni aggressive e intenzionali, eseguite in maniera persistente attraverso strumenti tecnologici (sms, mms, foto, video, e-mail, chat rooms, istant messaging, siti web, chiamate telefoniche), da una persona singola o da un gruppo, con il deliberato obiettivo di far male o danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi.
A differenza del bullismo tradizionale, nel caso del cyberbullismo la vittima può essere presa di mira 24 ore su 24 e ovunque si trovi. Nemmeno la propria casa è più un rifugio sicuro. In più, il cyberbullo può avere un pubblico molto vasto – potenzialmente infinito – e continuare a rimanere anonimo o non raggiungibile fisicamente. Questo può spingerlo a colpire in modo ancora più aggressivo e violento, forte del suo trincerarsi dietro a uno schermo. Lo schermo infatti nasconde, disinibisce e protegge il bullo. Allo stesso tempo annichilisce la vittima spogliandola della sua identità. E le conseguenze possono essere ugualmente gravi e persistenti come nel bullismo tradizionale, anche se non c’è contatto fisico diretto.
Come sostenuto da Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante per la Privacy, la rete può essere insidiosa “perché nello spazio digitale si possono violare le nostre persone, si possono negare i diritti, si possono manipolare o perfino rubare informazioni che riguardano strettamente aspetti fondamentali della nostra esistenza, che coincidono con la nostra vita”.
I DATI DEL FENOMENO
I numeri del fenomeno non sono sicuramente confortanti.
Secondo i dati dell’Istat del 2014, poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti.
Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e/o Internet, il 5,9% denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di cyberbullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi). Per leggere il Report Istat completo clicca qui.
Un più recente report di Telefono Azzurro che riguarda il biennio 2015-2016 non ci mostra dati più confortanti. Dal settembre 2015 al giugno 2016 Telefono Azzurro ha gestito circa 1 caso al giorno di bullismo e cyberbullismo, un dato preoccupante che rappresenta solo la punta dell’iceberg rispetto alla vastità del fenomeno. In totale i casi gestiti sono stati 270, che hanno richiesto un totale di 619 consulenze. Il fenomeno viene alla luce maggiormente al nord, dove sono stati gestiti circa il 45% dei casi e da dove vengono segnalati il 57% dei casi nazionali di cyberbullismo. La prevalenza delle vittime di nazionalità italiana (con un dato che si attesta attorno all’85% dei casi).
I bulli sono generalmente maschi (60% dei casi) e amici o conoscenti della vittima. Le ragazze sono responsabili del 25% dei casi in cui la bulla agisce sola, cui si aggiunge un 15% in cui opera in gruppo.
Quello che colpisce maggiormente è che l’età delle vittime si stia abbassando notevolmente: un trend in crescita è quello che vede come vittime bambini sempre più piccoli, anche di 5 anni (22% dei casi).
Le richieste di aiuto per episodi di cyberbullismo hanno inizio durante le scuole secondarie di primo grado e proseguono in adolescenza (1 richiesta su 2 coinvolge preadolescenti).
Secondo i dati del rapporto 2016 dell’istituto italiano di ricerca Censis, nel corso dell’anno subisce una qualche forma di abuso il 52,7% dei giovani d’età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Una percentuale che sale quando scende l’età, attestandosi al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i maschi nel caso degli 11-13enni. Sempre secondo i dati illustrati nel dossier, spesso i genitori tendono a minimizzare o a non vedere.
I ragazzi ancora difficilmente ne parlano apertamente perché hanno paura di essere tacciati come “spioni”, di rimanere soli ed essere emarginati dal gruppo. Ma quali possono essere i segnali-spia che i genitori possono cogliere?
- un cambiamento improvviso delle abitudini quotidiane o del comportamento a casa, con gli amici, a scuola, o in altri luoghi di socializzazione;
- un cambiamento dell’umore soprattutto dopo aver utilizzato smartphone o pc;
- ansia e stress ogni volta che si riceve un messaggio, una notifica o una telefonata;
- evitamento dell’uso di computer, telefonini e altre tecnologie per timore di trovare “brutte sorprese”;
- all’opposto, aumento del tempo passato davanti allo schermo per tenere sotto controllo la situazione;
- comportamenti che sembrano nascondere qualcosa, come la chiusura improvvisa della schermata quando vi avvicinate o il tentativo di eliminare le tracce della navigazione online;
- tristezza, ansia, isolamento, rabbia, disagio psicologico-emotivo, disturbi del sonno, disturbi alimentari, disturbi psicosomatici (come il classico mal di pancia prima di entrare a scuola);
- scarsa attenzione, scarsa concentrazione e calo del rendimento scolastico;
Come nel caso del bullismo, in casi estremi – ma purtroppo sempre più frequenti – l’esperienza di prevaricazione digitale può portare anche al suicidio.
COSA POSSONO FARE I GENITORI?
Come si legge nel sito generazioniconnesse.it, “uno scambio reale e sincero sui rischi e sulle possibilità di internet è il migliore antidoto ai pericoli che potrebbero incontrare i tuoi figli navigando. Vale più del dare regole inflessibili, come dimostrano diverse ricerche a livello europeo.”
La prevenzione passa anche da una corretta educazione. Quindi:
- insegnate ai vostri figli ad usare consapevolmente gli strumenti tecnologici e i social network, stabilendo con loro i tempi e i modi di utilizzo;
- monitoratene sempre il loro utilizzo soprattutto se avete bambini piccoli;
- fate capire loro che smartphones e tablet non si sostitutiscono alla vita “reale”;
- illustrate loro i rischi e le insidie della rete senza necessariamente demonizzarla;
- spiegate loro l’importanza della privacy;
- utilizzate sistemi di Parental Control;
- chiedete aiuto a insegnanti e psicologi;
- non sottovalutate o banalizzate il problema;
ma soprattutto….date il buon esempio!!!
Ricordatevi inoltre che oggi il cyberbullismo è perseguibile dalla legge.
Finalmente il 18 giugno 2018 è entrata in vigore la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo“.
Come si legge nel testo di legge:
“La presente legge si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di eta’ nell’ambito delle istituzioni scolastiche.”
La legge prevede che il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) possa chiedere al gestore del sito internet, del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti che lo riguardano diffusi in rete. Se questo non provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della Privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore.
Inoltre in ogni scuola sarà istituita la figura del referente anti-bullismo che avrà il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo, anche avvalendosi della collaborazione delle Forze di Polizia nonché delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.
Ricordo infine che la legge n. 69/2019 ha finalmente introdotto anche in Italia il reato di revenge porn (art. 612-ter c.p.) che punisce chiunque diffonda in maniera illecita video o immagini sessualmente esplicite senza il consenso della persona rappresentata.