VIOLENZA: una spirale che non si arresta.
La violenza contro le donne è stata riconosciuta come una violazione fondamentale dei diritti umani e come un problema di salute pubblica dalla comunità internazionale. Per le donne tra i 16 e i 44 anni di età la violenza di genere è la principale causa di morte e di invalidità, prima del cancro, degli incidenti stradali e persino della guerra.
Il fenomeno della violenza è ciclico è si articola in tre fasi principali.
1. Fase di crescita della tensione
Nell’uomo si manifesta con nervosismo e irritabilità dovuti a problemi nel quotidiano, silenzi ostili, sguardi minacciosi, atteggiamenti aggressivi, tono della voce irritato. La sola presenza della compagna lo infastidisce e tutto ciò che lei fa o dice è sbagliato. Presenta frequentemente pensieri ossessivi di gelosia. L’uomo colpevolizza la donna rendendola responsabile delle sue frustrazioni. Ogni più piccolo pretesto può far scattare la scintilla.
La donna invece inizia ad avvertire la crescente tensione e cerca di prevenire l’escalation di violenza concentrando tutta la sua amorevole attenzione e le sue energie sull’uomo. Cerca di calmare le acque per diminuire la tensione. Rinuncia ai suoi bisogni e desideri per accontentare in ogni modo il partner (ad es. cucinare il suo piatto preferito, rinunciare alle uscite, ecc.). È gentile, arrendevole, sottomessa, accondiscendente. La donna in questa fase cercherà di minimizzare la gravità della situazione in cui si trova.
2. Fase di maltrattamento
L’uomo in questa fase perde totalmente il controllo di se stesso e mette in atto l’episodio violento.
Urla, insulta, minaccia, rompe oggetti e aggredisce fisicamente e sessualmente la donna. Solitamente la violenza fisica si configura come un’escalation graduale: i primi episodi sono caratterizzati da spintoni, braccia strette, tirate di capelli per poi arrivare a schiaffi, pugni e calci e fino anche all’uso di oggetti contundenti ed armi.
La donna invece, frenata dalla paura e dal senso di impotenza, cerca di placare il partner. Dovrà sottomettersi fin quando l’uomo non avrà sfogato tutta la sua rabbia e la violenza non cesserà. Raramente scappa o si difende. Ha paura di morire.
3. Fase della luna di miele
Per l’uomo avviene ora la fase di riconciliazione. È la fase in cui egli implora perdono, si pente e cerca di minimizzare o cancellare il proprio comportamento trovando una giustificazione. Fa regali, si mostra amorevole, premuroso, attento sia con la partner che con i figli. Promette che un altro episodio di violenza non succederà più e che farà tutto il possibile per cambiare, purché la donna non si separi da lui. A volte arriva anche a minacciare il suicidio. La donna ritrova dunque l’uomo affascinante e amorevole di cui si era innamorata un tempo e lo riaccoglie pensando di essere l’unica in grado di poterlo aiutare e salvare. L’uomo giustificherà i suoi comportamenti violenti attribuendo la responsabilità a cause esterne (stress, problemi di lavoro, ecc.) o alla compagna stessa che, secondo lui, l’ha provocato. Questo comportamento ha lo scopo di far sentire in colpa la compagna per non essere stata come lui si aspettava.
La donna in questa fase si sente profondamente in colpa per essere stata la causa scatenante delle violenze del partner e cercherà di modificare il proprio comportamento. È alimentata dalla vana speranza che l’uomo posso cambiare, quindi ritirerà le denunce se sono già in atto oppure si rifiuterà di chiedere aiuto ai familiari o alle forze dell’ordine. A volte può decidere di andarsene di casa ma viene facilmente convinta dal partner o dai familiari a tornare.
Quando la violenza è radicata, i cicli si ripetono come una spirale che con il tempo accelera di crescente intensità. A mano a mano il periodo di remissione diminuisce e la soglia di tolleranza della donna aumenta. Lei finisce per trovare la violenza normale, addirittura giustificata. (Canu, 2008).
Se il processo ciclico non viene interrotto al più presto, la vita della donna può essere gravemente in pericolo.
Ricorda: la violenza sulle donne è un reato perseguibile per legge. Se riconosci te o il tuo partner in questa descrizione, non rimanere in silenzio. Non avere paura. Rivolgiti alle Forze dell’Ordine o ai Centri Antiviolenza della tua città e denuncia.
Esistono numerosissime associazioni e numeri utili a cui poter rivolgersi in caso di abuso o maltrattamenti.
Il Ministero dell’Interno ha messo a disposizione un numero verde – il 1522 – destinato alle donne vittime di violenza. Gli operatori forniscono alle vittime, assicurando loro l’anonimato, un sostegno psicologico e giuridico, nonché l’indicazione di strutture pubbliche e private presenti sul territorio a cui rivolgersi. Il servizio multilingue, attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, dà una prima risposta immediata alle vittime e contribuisce all’emersione delle richieste di aiuto favorite dalla garanzia dell’anonimato.
Telefono Rosa è una delle più note associazioni che si occupano di fornire aiuto alle donne vittime di violenza, di stalking e di abuso. Oltre all’ascolto, offre consulenza e assistenza legale e consulenza psicologia.
L’associazione nazionale “Di.Re”, Donne in Rete contro la violenza, riunisce 77 centri antiviolenza non istituzionali, ma che lavorano localmente per aiutare le donne vittime di violenza maschile.
Ad Arezzo è attivo il Centro Antiviolenza “Pronto Donna” che fornisce una linea telefonica, uno sportello di ascolto e consulenza e un punto di prima accoglienza. Puoi contattare l’associazione al numero 0575/355053. Per maggiori informazioni consulta il sito web www.prontodonna.it.
Se invece sei un uomo e ti riconosci nella descrizione di un partner maltrattante, esistono dei centri specifici che possono aiutarti ad essere consapevole del tuo comportamento nelle relazioni intime, a esplorare le possibilità a tua disposizione, a trovare alcune possibili soluzioni e a diventare un partner o un padre migliore.
Il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti (C.A.M.) offre gruppi per uomini che sono stati violenti e controllanti verso i membri della famiglia e ora vogliono cambiare. Il centro si trova a Firenze in Via Enrico il Navigatore, 17.
Per maggiori info visita il sito www.centrouominimaltrattanti.org o telefona al numero 339-8926550.
Ricorda:
Se ti picchia non ti ama.
Se ti urla contro non ti ama.
Se ti insulta non ti ama.
Se ti umilia non ti ama.
Se ti trascura non ti ama.
Se ti minaccia non ti ama.
Se ti priva della tua libertà non ti ama.
Se ti manca di rispetto non ti ama.
Se ti fa piangere non ti ama.
Se ti mente non ti ama.
Se ti tradisce non ti ama.
Se ti controlla non ti ama.
Se ti perseguita non ti ama.
Se non rispetta la tua volontà non ti ama.
Se colpisce i tuoi figli non ti ama.
Un partner violento non cambia. Cambia partner.
Un uomo violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia.
Il silenzio rischia di uccidere. Non restare in silenzio.
Ricorda: non sei sola.