BULLISMO: un fenomeno da non sottovalutare.
Quante volte nei telegiornali abbiamo sentito notizie di bambini o ragazzi aggrediti, vessati e ridicolizzati perché disabili, deboli o più semplicemente perché considerati “diversi”?
Sono tante – troppe – le storie raccolte in questi ultimi anni, anni in cui il fenomeno del bullismo si è configurato come una piaga che sembra non guardare in faccia nessuno e che dipinge le nuove generazioni come fredde e impassibili veicolatrici di violenza gratuita.
Il bullismo è un tipo di comportamento aggressivo particolarmente pervasivo e intenzionale che si basa sullo squilibrio di potere tra attori e vittime, sulla ripetitività, sulla persistenza nel tempo dell’azione persecutoria e sulla debolezza della vittima che difficilmente riesce a difendersi. È una forma di abuso fra pari che avviene spesso in presenza di altri attori.
La motivazione del bullismo non è quella di reagire in modo violento a una provocazione o di ottenere dei vantaggi materiali: la motivazione ultima è di tipo relazionale. Il bullo è motivato all’acquisizione di uno status, ad una posizione di potere, di dominio e di superiorità sul gruppo.
Vediamo ora alcune caratteristiche. Il bullismo può essere:
- DIRETTO quando le condotte aggressive sono aperte, visibili. Queste possono essere sia di tipo fisico (calci, pugni, spinte, furto o danneggiamento dei beni della vittima) che di tipo verbale (offese, prese in giro, epiteti, derisioni, minacce).
- INDIRETTO quando le prepotenze sono più nascoste e spesso più difficilmente rilevabili (esclusione, emarginazione, pettegolezzi, calunnie sui compagni).
Esiste anche il fenomeno del CYBERBULLISMO, una forma sempre più dilagante di bullismo virtuale di cui parlo qui.
Bulli e vittime presentano modi specifici di interpretare e ricostruire mentalmente e narrativamente le interazioni sociali. Si può delineare quindi un profilo degli attori coinvolti nel fenomeno? Posto che non è possibile generalizzare, vediamo quali sono le caratteristiche che la letteratura riporta essere più frequenti.
“IDENTIKIT” DEL BULLO
- più frequentemente è di sesso maschile, anche se stanno aumentando i casi di “bullismo in rosa”;
- ha difficoltà ad identificare le emozioni altrui e ad interpretare i segnali sociali;
- proviene da una famiglia che lo ha accudito con poco calore o con stili educativi autoritari, violenti oppure troppo permissivi, famiglia in cui si possono riscontrare atteggiamenti incoerenti, conflitti parentali, ambivalenza nella relazione genitore-figlio, o in cui è più facile riscontrare tipologie di attaccamento insicuro tra i genitori e i figli;
- il suo comportamento, in genere, è caratterizzato dal bisogno di dominare e di assumere il potere;
- ha una scarsa empatia (capacità di mettersi nei panni dell’altro, di condividerne la sofferenza);
- è caratterizzato da freddezza nei confronti della vittima e da assenza di senso di colpa.
“IDENTIKIT” DELLA VITTIMA
- è poco competente nel decifrare la “grammatica emotiva” degli altri, e in particolare possiede un deficit specifico circa il riconoscimento della rabbia.
- opera una “lettura soggettiva” dell’evento stressante, assumendo su di sé la colpa di quanto accaduto (self-blaming);
- proviene spesso da una famiglia compatta, spesso iperprotettiva in cui si tende ad instaurare un legame genitore-figlio di stretta dipendenza, che limita lo sviluppo di competenze socio-emotive. Sembra che le vittime, nel corso dell’infanzia, instaurino un legame di iperprotezione con la madre.
- è incapace di adattarsi e di far fronte alle reali difficoltà della vita di ogni giorno;
- solitamente è un soggetto timido, insicuro, debole fisicamente ed emotivamente che ha paura di chiedere aiuto;
- ha una bassa autostima, una scarsa opinione di sé e delle proprie competenze;
- ha pochissimi amici ed è sempre sola, tendendo a rimanere nei pressi dell’insegnante o dell’adulto in situazioni di socializzazione.
QUALI ALTRI ATTORI SONO COINVOLTI?
Bulli e vittime non sono gli unici soggetti coinvolti nel fenomeno del bullismo. Le azioni vessatorie avvengono spesso alla presenza di altri attori:
- AIUTANTI DEL BULLO, ovvero i gregari che a volte perpetrano le violenze su commissione del bullo. In genere sono poco popolari e insicuri e cercano di affermare la propria identità e il loro status all’interno di un gruppo attraverso la vicinanza al “capo”.
- BULLI PASSIVI, ovvero i sostenitori del bullo che lo incitano, lo approvano e lo sostengono pur non partecipando attivamente alle azioni vessatorie.
- BYSTANDER, ovvero gli spettatori neutrali e silenziosi che sono presenti durante le violenze o ne sono a conoscenza, ma non intervengono per indifferenza sociale, timore nei confronti del bullo o antipatia nei confronti della vittima.
- DIFENSORI DELLA VITTIMA, che danno un appoggio attivo alla vittima difendendola, consolandola.
COME CI SI ACCORGE SE NOSTRO FIGLIO SUBISCE BULLISMO?
Le ricadute sul piano psico-fisico del fenomeno sono notevoli – anche se non sempre evidenti – per chi subisce queste prepotenze. Fra i segnali-spia che possono comparire troviamo principalmente:
- presenza di segni fisici come graffi, lividi, strappi nei vestiti che i bambini/ragazzi tentano di giustificare come goffe cadute o incidenti;
- cambiamento improvviso e inusuale del comportamento del bambino/ragazzo a casa o in altri contesti significativi di socializzazione;
- paura o rifiuto di andare a scuola o di frequentare i luoghi dove avvengono gli atti di bullismo;
- calo improvviso del rendimento scolastico;
- rottura o perdita di beni personali, denaro o oggetti di valore;
- tristezza, ansia, isolamento, rabbia, nervosismo, disattenzione, disturbi del sonno, disturbi alimentari, disturbi psicosomatici (come il classico mal di pancia prima di entrare a scuola);
- difficoltà relazionali, desiderio di cambiare/abbandonare la scuola o i contesti in cui si trovano a diretto contatto con i bulli.
In casi estremi – ma purtroppo sempre più frequenti – l’esperienza di vittimizzazione può portare anche al suicidio.
COSA FARE?
Il bullismo si configura sicuramente come un fenomeno di gruppo e la comprensione del suo significato non può basarsi solo sulle caratteristiche individuali dei singoli attori coinvolti. Non si può infatti prescindere dall’analisi delle dinamiche relazionali interpersonali che si creano nel contesto in cui si manifesta e dalle caratteristiche di quest’ultimo.
Nel progettare interventi infatti bisogna necessariamente adottare un’ottica ecologica e sistemica e fare un lavoro su più livelli che tenga conto dell’interdipendenza dei contesti di vita in cui i ragazzi sono inseriti.
Gli interventi da mettere in atto per arginare il fenomeno del bullismo dovranno essere quindi di natura integrata e multimodale. Servono programmi di prevenzione, informazione e formazione che coinvolgano tutti gli agenti di socializzazione (quindi non solo scuole e famiglie, ma anche associazioni sportive, religiose e tutte quelle realtà ludico-educative che ruotano attorno a bambini e ragazzi).
Da una meta-analisi (Farringrton et al., 2011), che ha confrontato 44 studi condotti a livello internazionale, è emerso che i programmi anti-bullismo complessivamente sono efficaci e sono in grado di ridurre il problema nella misura del 20 – 23% per le forme agite.
In questo quadro, come sostiene Mario Sellini, segretario generale di AUPI, l’associazione unitaria degli psicologi italiani, «la figura dello psicologo all’interno dei contesti scolastici appare fondamentale, per individuare in maniera tempestiva i disagi prima che possano favorire lo sviluppo di sindromi psicologiche».
Ma il primo passo è stare attenti e cogliere i segnali che i ragazzi ci mandano. Quindi, genitori e insegnanti, osservate i vostri ragazzi, parlate con loro, cercate di cogliere ogni minimo segnale che vi appare strano e inusuale. Fate sempre sentire loro che possono chiedere un consiglio e che di voi si possono fidare ciecamente.
Telefono Azzurro nell’ambito della campagna #nonstiamozitti ha proposto un bellissimo video che raccoglie i messaggi di tanti personaggi famosi.
Se vostro figlio è vittima o autore di bullismo l’intervento tempestivo di uno Psicologo può essere di grandissimo aiuto.